Queste parole, con cui Annibal Caro apre una lettera del 13 ottobre 1537 scritta da un luogo piuttosto desolato, ci ricordano quanto abbiamo bisogno, anche nel difficile deserto in cui siamo immersi, delle parole, della letteratura e dell’arte che ingiustamente crediamo inessenziali o addirittura inutili.
Giulio Ferroni
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